L’estate in Giappone è molto calda e afosa. Come affrontare al meglio le calde giornate estive? Ecco sette immancabili simboli delle estati giapponesi.
Quando si parla di simboli dell’estate, pensiamo subito ad alcuni oggetti, immagini, suoni, odori o sapori che ci legano ad una stagione che è spesso associata (in linea di massima, con le dovute eccezioni!) alle vacanze o al mare.
Se penso alle mie estati italiane, mi vengono in mente le serate in spiaggia attorno ad un falò a cantare o guardare le stelle, oppure penso ad alcuni dolci tipici della mia città, come il pasticciotto leccese, lo “spumone” o un bel caffè in ghiaccio con latte di mandorle.
I simboli dell’estate sono per ognuno di noi sicuramente molto personali e soggettivi, ma nell’immaginario collettivo ce ne sono altri che di certo sono più diffusi, come l’ombrellone, il gelato o la granita, il mare, (le zanzare!)
Questi simboli estivi sono molto legati alla nostra cultura e alle nostre abitudini. Per questo ogni cultura ha i suoi simboli dell’estate.
L’estate giapponese
L’estate giapponese è calda, molto calda. Ed è anche umida, molto umida.
Il rapporto dei giapponesi con il sole non è proprio come il nostro: difficilmente vedremo delle ragazze giapponesi andare in spiaggia ad abbronzarsi al sole!
I giapponesi hanno però degli assi nella manica per infondere un tocco di freschezza ai mesi bollenti.
Scopriamo insieme i 7 simboli dell’estate in Giappone.
1. Kakigori
かき氷
Immancabili dessert da gustare in qualunque momento della giornata, le granite, in giapponese kakigori, possono essere un’opera d’arte e uno dei più gustosi simboli dell’estate giapponese.
In cosa è diversa una granita giapponese da quella italiana?
Prima di tutto il ghiaccio, che non viene tritato ma quasi “affettato” e reso a scaglie che, come filetti di ghiaccio, si sciolgono in bocca.
Altra differenza sta nello sciroppo che non viene mischiato con la granita ma versato o direttamente sopra la montagnetta di ghiaccio (stile comune nella zona del Kansai) oppure all’interno della ciotola prima di versarci sopra il ghiaccio (metodo più comune nella zona del Kanto).
2. Fūrin
風鈴
I fūrin sono delle campanelline, generalmente di vetro, divenute popolari durante il periodo Edo (pensate che, a quei tempi, arrivavano a costare fino a due o addirittura tre milioni di yen).
Si dice che il loro suono sia in grado di infondere una sensazione di refrigerio in chi lo ascolta e sono, pertanto, un must durante gli umidi e bollenti mesi estivi giapponesi.
Il tintinnio refrigerante dei furin è in realtà causato, più che da un ticchettio, dallo sfregamento del bastoncino che troviamo al suo interno con il perimetro della semisfera di vetro, che non deve essere perfettamente levigata, ma abbastanza ruvida da emettere un suono simile a チリンチリン (cirin cirin).
Al giorno d’oggi troviamo furin a portata di ogni tasca, a partire dai 100 ¥ (per fortuna non siamo più nel periodo Edo).
Immancabile tra i simboli dell’estate in Giappone!
3. Katori buta
香取り豚
Uno dei simboli dell’estate in Giappone sicuramente più simpatico e particolare è questo efficace repellente per zanzare: con la sua forma buffa, è uno dei protagonisti delle calde estati giapponesi.
Si tratta, molto semplicemente, di un porcellino di terracotta con al suo interno uno zampirone (katori senkō 蚊取り線香) dal profumo gradevole per noi umani ma un po’ meno per gli insetti.
Ma perché un maiale?
Per capire il motivo della sua forma dobbiamo fare un tuffo verso gli inizi del periodo Edo.
Le abitazioni erano a quei tempi quasi totalmente costruite utilizzando carta e legno, ed è facilmente intuibile quale potesse essere la loro minaccia numero uno!
Per scongiurare lo scoppio di un incendio veniva venerato un kami (divinità) capace di domare il fuoco. Questo kami aveva le sembianze di un inoshishi, un incrocio tra un cinghiale e maiale selvatico…ed ecco il perché del porcellino!
4. Mugicha
麦茶
Il mugicha (“mughicia”) altro non è che un tè (茶) d’orzo (麦), anche se di tè vero e proprio in realtà non si tratta, dato che non viene ottenuto dall’infusione di foglie.
Il mugicha è una bevanda rinfrescante immancabile, nonché uno dei più diffusi simboli dell’estate in Giappone: è dissetante, ricca di proprietà e priva di caffeina (quindi se ne può bere in maggiori quantità e possono berla tranquillamente anche i bimbi) e si beve rigorosamente fredda!
Pur essendo conosciuto da migliaia di anni, solo negli anni 60 è diventato popolare (quando il frigorifero ha iniziato a prendere piede nelle case giapponesi).
Il mugicha ha un colore ambrato e un sapore delicato con un retrogusto che a me ricorda quello del pane abbrustolito.
Non è dolce, anzi, tende all’amarognolo leggero ma lo si può addolcire con del miele o dello zucchero (ma normalmente viene bevuto così com’è).
Comprate delle comode bustine dal Giappone o dai negozi asiatici online e non, lasciatele in infusione in acqua fredda per circa 30 minuti e scommetto che il suo sapore vi farà fare un tuffo nel Sol Levante!
5. Tokoroten
心太/心天
I tokoroten sono spaghetti super leggeri dal punto di vista calorico, ottenuti per magia facendo bollire una varietà di alga rossa nota in Giappone come tengusa (天草), dal potere gelificante, che serve a realizzare il kanten (寒天), una gelatina soda trasparente da noi conosciuta come agar agar.
L’alga viene fatta bollire ad alte temperature e poi scolata.
Viene usata solo la sua acqua di cottura che, via via che raffredda, solidifica assumendo una consistenza che io descriverei come un po’ più soda della panna cotta.
Attraverso uno strumento in legno chiamato tentsukiki (天突き器), dal principio simile a quello del nostro schiacciapatate, i “mattoni” di gelatina vengono spinti all’interno di un tubo dalla base rettangolare e trasformati in spaghetti da servire freddi nelle calde ed afose estati giapponesi.
Il tokoroten è quindi un piatto composto da questi spaghetti ai quali vengono aggiunte delle salse che variano a seconda delle tradizioni di ogni regione.
Nel Kansai è diffuso il miele nero, a Kochi la salsa di pesce, nel Kyūshū la salsa ponzu, a Nagoya l’aceto dolce, ecc.
6. Kingyō sukui
金魚すくい
Coppie vestite con yukata colorati, bimbi sorridenti intenti a conquistare la piccola compagnia di un pesce rosso usando come strumento un fragile retino di carta.
Quante volte avete visto questa scena nei cartoni giapponesi?
La pesca dei pesci rossi (kingyō sukui) è uno dei simboli dell’estate in Giappone più tradizionale e legato alla cultura popolare.
Sapete però che quelli che noi chiamiamo “pesci rossi”, in Giappone, in realtà sono chiamati “pesci dorati”?
Il kanji kin 金, infatti, significa “oro” e gyō 魚, che preso singolarmente si legge sakana, vuol dire “pesce”.
Vi ricordo che i kanji (ideogrammi) hanno spesso una o più letture da utilizzare quando il termine è preso singolarmente e altre da usare se esso è parte di un termine composto da più concetti.
In parole più semplici: sia “pesce” (sakana 魚) che “pesce rosso” (kingyō 金魚) hanno in comune il kanji 魚, ma come vedete la sua pronuncia varia a seconda che si trovi da solo o in compagnia di un altro kanji.
7. Yūrei
幽霊
In Giappone non c’è estate senza storie di fantasmi e spettri, anche questi popolari simboli dell’estate in Giappone.
Le creature sovrannaturali vengono indicate in generale in giapponese con il termine yōkai 妖怪 (tra le più popolari ricordiamo i tanuki, i kappa, le kitsune, i tengu, ecc.), ma in particolare vorrei soffermarmi sui fantasmi, che possiamo grossolanamente dividere in o-bake e yūrei.
Gli o-bake sono fantasmini che generalmente, ma non è detto sia sempre così, vengono associati a qualcosa di simpatico e carino e per questo non si prestano molto a storie spaventose.
Di storie di yūrei, invece, ne sono piene le estati giapponesi: sono infatti quei fantasmi che perseguitano i vivi e che fanno tanta paura!
Con il termine yūrei indichiamo proprio quegli spettri che, a seguito di una morte violenta, ingiusta, un suicidio o una situazione irrisolta troncata dalla morte continuano a vagare nel mondo terreno in cerca di vendetta, alla ricerca di qualcuno o semplicemente di pace.
Il loro aspetto è umano e fluttuante e sono generalmente rappresentati con un lungo abito bianco e dei capelli neri davanti al viso.
Sono infinite e affascinanti le storie e le leggende che ruotano intorno alla figura degli yūrei, dai più spaventosi ai più innocui.
Ci sono molti libri di storie di fantasmi che è possibile consultare anche se nulla sostituirà la vocina di una vecchietta giapponese che ve li racconterà facendovi accapponare la pelle!
Ci sono tanti libri di storie dei fantasmi. Io ti consiglio di leggere “Storie di fantasmi del Giappone”
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